Legge sulla violenza di genere: quello che devi sapere

Vuoi saperne di più in merito alla legge sulla violenza di genere? Si tratta di un argomento molto importante e ancora molto dibattuto nel nostro Paese.

In questo articolo lo affronteremo da vicino. Approfondendo, oltre alla violenza di genere, la normativa che disciplina la violenza sulle donne.

Come si può leggere sul sito del Ministero dell’Interno, con l’espressione violenza di genere si indicano “tutte quelle forme di violenza, da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dallo stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso”.

Quando si parla di violenza si tende a pensare esclusivamente a un atto fisico. In realtà l’aggressione fisica è soltanto una delle forme più estreme. Gli atti violenti possono essere anche di natura psicologica. Nel discorso attorno alla violenza di genere bisogna quindi tenere conto di atteggiamenti che vanno dagli atti persecutori all’abuso sessuale, fino all’omicidio.

Vediamo insieme tutto quello che c’è da sapere sulla legge relativa alla violenza di genere in Italia.

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Violenza di genere: la legge in materia di tutela delle vittime

Quello relativo alla legge sulla violenza di genere in Italia è un argomento molto delicato e ricco di sfumature. Il web pullula di discussioni sulla violenza di genere e articoli. In questa guida di Unicusano Rieti cercheremo di fare chiarezza su alcuni nodi cruciali che lo riguardano. Dall’evoluzione legislativa alla classificazione delle norme vigenti in materia di violenza di genere. Cominciamo!

Violenza di genere: la normativa

La normativa contro la violenza di genere rientra nel quadro delineato dalla Convenzione di Istanbul del 2011 sulla “Prevenzione e lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica”.

Essa persegue fondamentalmente tre obiettivi:

  • Prevenire i reati;
  • Punire i colpevoli;
  • Proteggere le vittime.

La Convenzione di Istanbul è stato il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e sulla lotta alla violenza domestica e contro le donne. Essa riconosce la violenza sulle donne come una forma di discriminazione, ovvero come una violazione dei diritti umani. E fornisce le linee guida per varare provvedimenti efficaci a livello nazionale, per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza sulle donne.

Il Parlamento italiano l’ha ratificata all’unanimità nel 2013.

Ma vediamo qual è stata l’evoluzione della normativa sulla violenza sulle donne in Italia.

Violenza di genere: l’evoluzione della legge

In Italia la prima significativa innovazione legislativa in materia di violenza sessuale risale all’approvazione della Legge n.66 del 15 febbraio 1996. Questa considera, finalmente, la violenza contro le donne come un delitto contro la libertà personale. Fino a quel momento, infatti, la violenza su una donna era considerata come un delitto contro la moralità pubblica ed il buon costume e non contro la persona.

La legge sulla violenza domestica del 4 aprile 2001, n. 154, introduce poi nuove misure volte a contrastare i casi di violenza all’interno delle mura domestiche, prevedendo l’allontanamento del familiare violento.

Sempre nel 2001 vengono approvate le leggi n. 60 e n.134, che introducono uno strumento fondamentale per la difesa delle donne. Si tratta del patrocinio a spese dello Stato per le donne violentate o maltrattate che risultino prive di mezzi economici.

Nell’aprile 2009, grazie all’approvazione della legge n. 38, vengono inasprite le pene per la violenza sessuale e viene finalmente introdotto il reato di stalking. Ossia quell’atteggiamento violento che sfocia in atti persecutori e che costringe la vittima a cambiare la propria condotta di vita.

Il 15 ottobre 2013, in seguito alla firma della Convenzione di Istanbul, viene approvata la legge 119/2013, “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, che reca disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere”, previste dal cosiddetto decreto anti-femminicidio.

Nel 2015 viene adottato un Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere.

La legge 69 del 2019 ha infine aggiornato la normativa in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, introducendo il cosiddetto “Codice Rosso”.

violenza di genere normativa

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La legge sul femminicidio

Il termine “femminicidio” identifica tutti quei casi di violenza, che possono arrivare fino all’omicidio doloso o preterintenzionale, che vengono esercitati su una persona sulla base della sua appartenenza al genere femminile. Si tratta quindi di un sottoinsieme dei casi di violenza che vedono come vittima una donna. L’insieme è caratterizzato dal fatto che la stessa violenza (come spiegato dall’Accademia della Crusca) è stata “esercitata in maniera sistematica sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione di genere e di annientare l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico della donna in quanto tale”.

Si tratta di una violenza messa in atto dagli uomini contro le donne: mogli, fidanzate, figlie, madri, sorelle, conoscenti o sconosciute.

La legge sul femminicidio prevede diverse disposizioni volte a combattere la violenza di genere in senso ampio, non soltanto quella che sfocia in omicidio.

Non esiste ad oggi (e su questo si discute molto nel nostro Paese) un reato che punisca espressamente l’uccisione di una donna. L’atto di togliere la vita ad unna donna è cioè punito dalla legge sulla violenza sulle donne nel 2020 come un omicidio. Per l’ordinamento giuridico italiano non c’è nessuna differenza tra l’uccisione di un uomo o di una donna: l’assassino viene punito alla stessa maniera.

Cosa prevede la legge sul femminicidio?

La legge sul femminicidio ha comunque apportato alcune modifiche al codice penale rispetto ai casi generici di omicidio. Ecco le principali:

  • Aggravante nel caso in cui la vittima sia una donna in stato di gravidanza;
  • Aumento della pena nel caso in cui il colpevole sia il coniuge o l’ex coniuge, ovvero sia o sia stato legato da una relazione affettiva alla vittima;
  • Possibilità per la polizia giudiziaria di disporre l’allontanamento urgente (e il divieto di avvicinamento) dalla casa familiare di chi è colto a commettere reati che rientrano nella violenza di genere;
  • Arresto obbligatorio in caso di flagranza;
  • Controllo del colpevole attraverso un braccialetto o altri strumenti elettronici;
  • Ricorso alle intercettazioni telefoniche in caso di stalking.

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Violenza di genere e Codice Rosso

Affrontiamo adesso un altro capito importante relativo alla legge sulla violenza di genere: il Codice Rosso. Come abbiamo già accennato, in virtù della legge 69 del 2019 le donne vittime di violenza hanno diritto ad ulteriori forme di tutela, tra cui l’applicazione del Codice Rosso.

Si tratta di una particolare procedura d’urgenza. Essa prevede l’obbligo della polizia giudiziaria di comunicare immediatamente al magistrato del pubblico ministero le notizie di reato acquisite, qualora queste riguardino delitti di maltrattamenti domestici, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate commessi in contesti familiari o di semplice convivenza. Pertanto le denunce per maltrattamenti familiari hanno la precedenza rispetto ad altri tipi di denunce, per quel che riguarda lo svolgimento delle indagini.

Il magistrato del pubblico ministero ha a sua volta l’obbligo di sentire la vittima entro tre giorni dall’avvio del procedimento. In modo da poter valutare subito se sussistano gli estremi per chiedere al giudice l’emissione di una misura cautelare.

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